Il toponimo dalla parola Murgia deriva dalla parola latina murex, che significa roccia aguzza.
L’Azienda Agricola “Oro del Parco” nasce ed è presente nella murgia barese a ridosso dei territorio dei comuni di Santeramo in Colle e di Cassano delle Murge rientranti nel territorio di competenza del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Il territorio “murgiano” si sviluppa per gran parte nelle province di Bari e Barletta-Andria-Trani estendendosi anche nella provincia di Matera (in Basilicata) prolungandosi anche verso sud nelle province di Taranto e Brindisi.
Le Murge, infatti, sono rappresentate da altopiani collinari costituiti da formazioni di roccia calcarea. In questi territori si verificano vistosi fenomeni di carsismo, tanto ipogei quanto superficiali, come doline (le più grandi delle quali sono localmente dette “Puli” come quelli di Molfetta, di Gravina e di Altamura) o “pulicchi” se di dimensioni inferiori, inghiottitoi, lame e grotte. Altra caratteristica tipica del territorio “murgiano” sono le gravine (formazione carsiche paragonabili ai grandi Canyon americani) generatesi nel corso del tempo grazie agli spostamenti tettonici che hanno a loro volta permesso l’emersione dell’intera Puglia dai fondali marini. Analoghe incisioni del terreno, costituite da pareti meno aspre e accidentate, vengono definite “lame”, ossia i tratti iniziali o terminali (dunque meno aspri) di una gravina. Si definiscono lame i solchi erosivi poco profondi, tipici del paesaggio pugliese, in cui corsi d’acqua effimeri convogliano le acque meteoriche dall’altopiano della Murgia verso il mare. Manca però in quest’area della regione qualsiasi corso d’acqua di superficie a carattere permanente, eccezion fatta per la sorgente del Canale Reale, mentre è presente una circolazione idrica sotterranea, con una falda profonda e piccole falde superficiali da tempo sfruttate a scopi irrigui mediante numerosi pozzi, “pile” (cisterne) e norie. Altri tratti distintivi del territorio murgiano sono i “muretti a secco”, le quite, e gli antichi fabbricati rurali dei trulli e delle casedde,jazzi. I muretti a secco, infatti, avevano la funzione di delimitare le proprietà private, garantendo un maggiore controllo del gregge al pascolo, ma anche la funzione di rallentare, nelle zone acclive, l’erosione del terreno soprattutto durante le stagioni estive in presenza di forti e violente precipitazioni. I muretti a secco, inoltre, costituiscono un microambiente e dunque un habitat per varie forme di vita vegetale e animale.
Altri tratti distintivi del territorio murgiano sono i “muretti a secco”, le quite, e gli antichi fabbricati rurali dei trulli e delle casedde. I muretti a secco, infatti, avevano la funzione di delimitare le proprietà private, garantendo un maggiore controllo del gregge al pascolo, ma anche la funzione di rallentare, nelle zone acclivie, il flusso delle acque meteoriche nelle rare, ma, a volte, torrenziali piogge, evitando così l’erosione del suolo. I muretti a secco, inoltre, costituiscono un microambiente e dunque un habitat per varie forme di vita vegetale e animale.
La zona delle Quite (traduzione dialettale del termine quote, ad indicare l’antico frazionamento agrario dell’area) si identifica infatti come tipica espressione della morfologia murgiana e rappresentano le forme della quotizzazione del demanio pubblico, risalente alla fine del secolo XIX, testimonianza di una profonda, seppure in molti casi infruttuosa, trasformazione del territorio.
Il disegno regolarissimo dei lotti e della viabilità (strade tutte perpendicolari e tutte alla stessa distanza l’una dall’altra; lotti tutti di forma rettangolare e dimensioni abbastanza simili), segna profondamente il paesaggio dell’area delle Quite rappresentando un disegno del territorio creato a tavolino che stride profondamente con le caratteristiche morfologiche di questa zona, ondulata e caratterizzata dalla presenza lame più o meno profonde che interrompono la continuità del disegno regolare delle quote.
Questi elementi distintivi del territorio rappresentano la testimonianza diretta dell’antico insediamento sul territorio alternato ad aree relitte di vegetazione naturale presenti in particolare sui fianchi delle piccole lame che caratterizzano il territorio.
Il territorio murgiano è famoso in Italia e nel mondo per la produzione di prodotti rivenienti dalla storica vocazione agricola e zootecnica del proprio territorio. Conosciuti ed apprezzati sono infatti prodotti provenienti dalla olivicoltura (anche biologica), con la produzione di olio di oliva DOP, dalla coltivazione vitivinicola e dalla coltivazione di diversi alberi da frutta. Al tradizionale allevamento di cavalli di razza murgese, presente già dal XV secolo, si aggiunge l’allevamento nelle masserie di ovini, caprini, suini e bovini.
Santeramo in Colle, a 40 km dal capoluogo, sull’altopiano murgiano al confine con la Basilicata, è il comune più alto della provincia di Bari con i suoi 514 m. s.l.m. Sorto tra boschi impenetrabili di querce e lame scoscese, canali naturali creati dallo scorrere dell’acqua sulla roccia calcarea, il paese deve il suo nome e, secondo la tradizione locale, la sua origine, al vescovo siriano Sant’Erasmo, il quale attraversando la via Appia diretto a Roma vi sostò convertendo al cristianesimo la comunità presente sul luogo. Grazie alla presenza di condizioni favorevoli alla vita (clima mite, acqua, boschi, grotte), il territorio santermano ha ospitato sin dall’antichità numerose popolazioni (dai popoli neolitici ai peuceti, dai greci ai romani, dai longobardi e bizantini ai normanno-svevi) che in questi luoghi trovarono un habitat adatto ai loro insediamenti e che hanno lasciato svariate testimonianze del loro passaggio.
L’agro di Santeramo presenta i tipici tratti geomorfologici del territorio carsico: un substrato calcareo, con affioramenti rocciosi e presenza di lame, doline ed inghiottitoi. L’articolazione morfologica e vegetativa permette di individuare tre zone distinte: il Bosco, le Murge, le Matine.
Le Murge sono l’elemento che caratterizza maggiormente il territorio di Santeramo e sono formate prevalentemente da rocce di natura calcarea, che lo attraversano da sud a nord. Particolari sono le Quite, caratterizzate da una maglia ordinata di muri a secco, trulletti e specchie. Citazione particolare merita la pietra murgiana, unica al mondo per il suo genere, tanto conosciuta quanto ricercata e utilizzata dai nostri avi per la realizzazione di muretti a secco, specchie e trulli, vere e proprie opere d’arte a cielo aperto che costellano e arricchiscono il vasto scenario e costituiscono un segno tangibile della peculiarità del nostro territorio;
Le Matine sono rappresentate da una vasta pianura, un tempo paludosa, che costituisce la zona fertile del territorio santermano e sono caratterizzate da estese coltivazioni di cereali e dalla presenza di numerosi insediamenti rurali (le masserie).
Le superfici non coltivate dell’altopiano murgiano sono dominate dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea. Vi compaiono ampie distese di asfodeli e lunghe foglie di qualche cipolla canina o lampascione, la stilla marina, il latte di gallina, l’aglio selvatico e la cipolla. Altre specie vistose, della famiglia delle ombrellifere qui insediate, ornano le strade e i muretti a secco, come la tapsia e la ferula, il finocchio selvatico, la carota selvatica, e tra le labiate, il salvione giallo e il salvione rosso. Non mancano singolari verbaschi e specie spinose come i cardi e le eringi. Molto estese e frequenti sono alcune essenze cespugliose. Non mancano piante di serpillo, di ruta e di timo, dai profumi inconfondibili e intensi, così come di camedrio, origano ed elicriso. In primavera è facile scorgere le orchidee selvatiche che creano note raffinate di forme e di colorì.
Di notevolissima importanza sono altre specie endemiche come ad esempio: lo zafferano, il giglio, la bocca di lupo, l’eliantemo, il cardo, il ciclamino e la santoreggia.
I terreni coltivati, vedono per lo più, la presenza di impianti di olive, ciliegie, viti allevate ad alberello e a ceppo basso, mandorlo, noce, fico. Le colture erbacee in coltivazione sono rappresentate da cereali autunno-vernini (orzo, avena e frumento). La vegetazione forestale è rappresentata prevalentemente da boschi di conifere di natura artificiale (Pinete di Lama di Lupo, De Nora, Galletti). La specie prevalente impiegata è il pino d’Aleppo, talvolta consociata con il cipresso comune. Di estremo interesse naturalistico sono i Boschi della Gravinella e della Parata, che vedono la presenza di varie specie di querce come la roverella, il fragno, il leccio, il cerro. Il sottobosco cespuglioso è costituito dal perazzo, le rose, il biancospino, il ciliegio canino, il pistacchio selvatico, l’asparagina, il pungitopo, l’edera rampicante e le uniche specie ancora esistenti in Italia del genere Smilax (Smilax aspera o smilace). L’importanza dei funghi è enorme, non solo per la mineralizzazione delle sostanze organiche dell’ambiente ma anche per particolari processi fermentativi, alimentari e farmaceutici. Tra i più pregevoli: il bianchetto o marzuolo e il cardoncello, difficilmente rinvenibile in altre aree nazionali. Di estremo interesse è la presenza nel territorio di Santeramo di una delle più vaste concentrazioni d’Italia del Falco grillaio (Falco naumanni).
Di notevole importanza è il complesso di Sant’Angelo, un agglomerato rurale di grandissimo interesse artistico e storico. Si tratta di un eremo antichissimo per i fuggiaschi delle persecuzioni iconoclaste. Comprende una cripta basiliana in cui sono riconoscibili l’altare e tracce di affreschi bizantini e altri ambienti ipogei con stalattiti, stalagmiti e nicchie. Su questi ambienti furono successivamente edificati alcuni trulli e ampi corpi di fabbrica i cui interni mostrano con chiarezza che il complesso poteva ospitare una comunità numerosa che ha dotato il sito di tutto quanto potesse garantire l’autosufficienza. Molte le preziosità architettoniche (nicchie, archi, forni, passaggi, accessi per gli ambienti ipogei ecc.) da cui si rilevano anche diversi vaneggiamenti successivi. Notevole è il complesso monumentale dei luoghi di culto e dei palazzi quali:
– chiese e conventi (Chiesa di Sant’Erasmo, Chiesa del Convento, Chiesa del Sacro Cuore, Chiesa di Sant’Eligio, Chiesa Madonna della Pietà, Ex Convento Padri Riformati, Chiesa del Carmine, Cappella di Santa Lucia, Chiesa San Giuseppe, Cappella dell’Annunuziata …)
– palazzi storici e signorili
( Palazzo Marchesale, Palazzo Colonna, Palazzo Disanto, Palazzo De Laurentis, Palazzo Netti …)
– masserie fortificate (Gallietti, Sava, Torrette, De Laurentis, Viglione, De Luca, Morsara…)
Santeramo, nel corso della storia, si è fregiata anche di illustri artisti che hanno assorto il nome della nostra città anche oltre i confini ricordiamo Francesco Netti e Hero Paradiso.
Un capitolo a parte va aperto per il ricco settore agroalimentare costituito da numerose imprese che producono con maestria e dedizione eccellenze tipiche del territorio.
Il settore agroalimentare è un settore in crescita che si basa sull’idea guida dell’importanza strategica che ha la valorizzazione delle specificità storiche, ambientali e produttive in un momento in cui il mercato locale ed internazionale esprime una domanda crescente di “nicchia”. I prodotti da forno, in particolare il pane, e così pure la produzione vitivinicola, dell’olio d’oliva e la vasta produzione casearia sono tra le componenti trainanti dell’agroindustria e del territorio in questione. Prodotti tipici della zona sono : Olio d’oliva, vino, pane, carni fresche, formaggi, legumi, funghi …
Particolare menzione meritano le numerose rosticcerie presenti a Santeramo in Colle che con le loro specialità gastronomiche costituiscono attrattiva per un numero sempre più numeroso di avventori dai paesi limitrofi. Non manca l’organizzazione periodica di fiere e sagre rivolte proprio alla valorizzazione dell’enogastronomia locale per le quali servirebbe una più capillare informazione all’esterno.
Come descritto sono numerosissimi gli aspetti che caratterizzano il Comune di Santeramo in Colle meritevoli di tutela e valorizzazione ed è proprio questo il principio ispiratore dell’idea progettuale qui presentata. .