Quella che vi vogliamo raccontare è la nostra storia, quella vissuta per secoli dai miei avi, una storia che negli anni si è ripetuta di generazione in generazione, fatta di sacrifici, di sogni e di speranze, che oggi ho la fortuna di poter raccontare…
Questa storia rimanda a un mondo che non tutti oggi ricordano o conoscono: quello dei contadini della murgia.
La nostra storia è comune alle tante altre storie dei contadini d’Italia, ma unica per fatica e caparbietà che ha reso i nostri contadini dei veri esempi di vita e lavoro poiché sono riusciti a convivere, e a rendere fruttuoso un territorio apparentemente, e per molti aspetti, realmente ostile.
Immaginate una masseria, una della tipiche case di campagna del territorio murgiano…. Immaginate i vasti terreni delimitati dai caratteristici muretti a secco, immaginate i campi coltivati a grano, ad ulivo …… e già dalle prime luci dell’alba gli uomini che nei campi iniziano la loro giornata
Arasmin’, come era solito farsi chiamare mio nonno, era un uomo rigoroso, ligio e fiero del suo lavoro. Puntualmente ogni mattina alle 5.00 dopo una semplice colazione nel buio e silenzio di un paese che si svegliava per iniziare una nuova giornata di lavoro, si avviava nei campi grazie al suo carretto (sharrett’) trainato da un cavallo di cui non ricordo bene il nome…. Il carretto, illuminato da una semplice lanterna ad olio penzolante al passo del cavallo, conteneva semplici attrezzi o prodotti che variavano a seconda della stagione e a seconda se bisognava seminare o mietere, potare gli alberi o preparare il terreno; quindi potevi trovare dalla falce alla forca dal rastrello alla vanga, dalla roncola alle _____. L’attrezzo che trovava posto stabilmente era la zappa.
Arrivati in campagna, dopo una rapida perlustrazione per organizzare il lavoro e le priorità di quella giornata, si procedeva al lavoro di rito dei contadini della nostra zona ovvero la preparazione del terreno “spietrandolo”, per renderlo il più coltivabile possibile. La raccolta richiedeva una pazienza ed una forza di volontà unica….. una ad una le pietre più grosse venivano spostate sul proprio confine ed ingegnosamente riutilizzate per ergere possenti muretti a secco, o per farne delle piccolissime casette in pietra (casedd’) utili per ripararsi dal sole o per conservare temporaneamente gli attrezzi. Solo dopo questa operazione era possibile iniziare a coltivare il proprio terreno che per natura è sempre stato molto difficile da coltivare per aridità e …, e lo facevano semplicemente utilizzando l’attrezzo simbolo dei contadini, la “zappa”…. Ettari ed ettari di terreno rimossi semplicemente con la zappa, sia sotto al sole che sotto al vento o al freddo.
Mi ricorda mio padre quando vedeva il nonno rientrare dalla campagna la sera, con sulle spalle la sua zappa e il suo manico in legno intarsiato con simboli e iniziali di un linguaggio tutto contadino. Sulla sua tavola non poteva mancare la bottiglia di vino, pane, del formaggio e a seconda di ciò che offriva l’orto e quindi la stagione, poteva trovare, minestre di legumi oppure semplici piatti di verdure. Raramente si poteva sentire odore di carne in cucina, se non in occasioni di festa. Mio padre che da piccolissimo lo attendeva sino al suo rientro per cenare assieme, ricorda il silenzio di quei momenti intervallato dagli sguardi incoraggianti e di serenità che suo padre riusciva a trasmettere nonostante la faticosa giornata di lavoro trascorsa.
Ogni giorno dell’anno per ogni anno di vita di mio nonno, la sua preoccupazione è sempre stata la sua amata terra, tanto desiderata e tanto curata affinché potesse assicurare il pasto quotidiano ed un futuro dignitoso alla sua famiglia.
Quella stessa terra che ieri ha sostenuto la crescita della mia famiglia, oggi mi è stata tramandata con lo scopo di poter offrire sulla vostra tavola la naturalezza e la semplicità dei prodotti della Murgia.